giovedì 15 ottobre 2015

Sono rimasto qui,
dietro le sbarre
di una cella aperta,
con il silenzio
come unico carceriere.
Mi scrollo dalla mia immobilità
e spingo la porta per uscire
per scoprire dove mi trovo.
Mi affaccio da un prua.
Sono su una nave
che naviga al largo 
senza timoniere.
Respiro profondamente 
per sentire nei polmoni
il sapore secco e genuino
della salsedine.
Ascolto il sussurro del mare
rumoreggiare sullo scafo.
Rimango qui, 
cullato da questo torpore,
su questa immensa nave deserta
che naviga senza timoniere. 

giovedì 13 agosto 2015


 
Sentii un miagolio disperato provenire da dentro un pozzetto a cielo aperto.
Mi fermai per capire esattamente di dove provenisse quel lamento straziante.
Mi  affacciai sul pozzetto e vidi, due metri piu in basso, due occhioni enormi che mi guardavano disperati. 
Era un micino di pochi mesi caduto probabilmente mentre stava esplorando la zona.
La missione di recupero era tutto sommato semplice: mi calai senza esitare all'intenro del pozzetto ma il micio, allarmato dai miei movimenti, si dileguò istantaneamente dentro un altro buco adiacente, non raggiungibile a causa di una stretta insenatura.
Mi accorgo infatti che il pozzetto ha una piccola camera comunicante ma io non posso arrivarci perche sono troppo grosso rispetto all'insenatura.
Il micino, comunque, era sparito per rintanarsi dentro una piccola apertura tra il terreno e la parete del pozzetto adiacente.
Provo a chiamarlo sussurrando suoni rassicuranti, ma lui vuole solo la sua mamma ed è impossibile tirarlo fuori da li: sento solo i suoi mugolii sommessi provenire da qualche parte e poi piu nulla.
Con fatica riesco a risalire da solo dal pozzetto, ma solo perche le gambe mi permettono di schiacciare la schiena contro le pareti dello stretto e angusto buco.
Era di mattina e consapevole che non potevo fare molto altro decido di attendere la sera.
A notte fonda mi riaffaccio di nuovo sul pozzetto con una torcia elettrica per illuminare il buco, ed eccoli di nuovo li quegli occhi giganti e scintillanti che mi guardano disperati e smarriti.
I miagolii ora sono piu sommesi e stanchi. 
Mi calo ancora nel pozzetto ma ecco che il micio sparisce di nuovo: è troppo terrorizzato per fidarsi di me, è venuto al mondo da poco e vuole la sua mamma, non me.
Visto come si mettono le cose, per non lascialo morire di stenti, lascio dell'acqua e un po di cibo e mi tiro fuori dal buco.
Il giorno dopo, di mattino presto, ritorno per vedere se aveva mangiato.
Dalla strada il miagolio si udiva in maniera straziante, ed era cosi disperato che riusciva a commuovermi.
In quel momento osservo un passante che neanche si degna di voltare lo sguardo all'udire di quella richiesta di aiuto, ma anzi passa oltre noncurante: è incredibile come il pianto di un altro essere vivente passi cosi inosservato a noi esseri superiori.
Mi affaccio sul buco e rivedo gli occhi del micino che mi guardano spalancati.  Mi calo di nuovo dentro.
I grossi ragni, alla mia invadente presenza, lasciano velocemente le loro tane e le zanzare si alzano su di me come una nuvola alla ricerca di cibo.
Il micino, come al solito, si spaventa e si rintana nel buco adiacente al pozzetto, ma stavolta è talmente stremato che non va a rifugiarsi nella frattura tra il terreno e la parete. 
Noto con piacere che parte dell'acqua e del cibo che avevo portato la sera prima erano stati consumati.
Allungo la mano per afferrarlo ma è irraggiungibile per pochi centimetri.
Sbuffo contrariato: sarebbe una sciocchezza metterlo in salvo ma lui non se ne rende conto e insiste a sfuggirmi.
Provo di nuovo ad allungare il braccio schiacciando il busto contro il muro, affondando la faccia tra le ragnatele.
Il micino è stremato e non scappa via, ma rimane in zona di sicurezza rispetto alla mia mano.
Sto per desistere ma vedo sotto i miei piedi, tra i calcinacci, una tavola di legno lunga e sottile.
La prendo e la allungo lentamente verso il gattino il quale spaventato si schiaccia ancor di piu verso la parete e comincia soffiare con quelle poche energie rimaste.
Riesco però ad usare quel pezzo di legno come una estensione della mia mano e inizio ad accarezzarlo sulla testolina. 
Mi rendo conto che è un gatto veramente piccolo, come non avevo affatto compreso inizialmente. Continuo a grattarlo sulla testolina con la tavoletta di legno, poi la passo sotto il collo, dove i gatti adorano essere accarezzati.
Non si lascia convincere facilmente dai miei tentativi, però avanza incredibilmente un passetto verso la mia direzione. 
Mi manca poco per averlo a tiro dei miei polpastrelli perciò lascio improvvisamente il legnetto, ma lui si accorge e subito si ritrae diffidente. 
Sono quasi disperato perche non ce la faccio più a stare cosi rannicchiato con le zanzare che mi attaccano da ogni direzione.
Mi alzo diritto in piedi un secondo per riprendere fiato e poi ci riprovo piu determinato.
Lunghe e dolci carezze con il pezzo di legno fanno avanzare di nuovo verso di me il gattino con piccoli passi quasi impercettibili. Insisto con il braccio proteso il piu possibile dentro il buco ed ecco che il micino comincia addirittura a fare le fusa. 
Ma attendo che si avvicini ancora perché stavoltra non voglio rischiare di non averlo veramente a portata di mano. Aspetto più del dovuto, lui si avvicina ed ecco che il bastone lascia posto alla punta delle mia dita che iniziano ad accarezzarlo sulla testa, poi con tutta la mano, sulla schiena.
Sono convinto che è così abbattuto e disperato che gli è impossibile sottrarsi ad un attimo di conforto umano... ed ecco che di scatto lo afferro dietro la nuca, dove le mamme gatte afferrano i loro piccoli: è mio!
Lo stringo velocemente al mio petto e mi risollevo in piedi.
Lo accarezzo per tranquillizzarlo ma è frastornato, il micino non capisce più nulla: la luce esterna è piu vicina ai suoi occhi ed è abbagliato e disorientato. Vorrei accarezzarlo ancora ma è troppo spaventato e lui fa per sfuggirmi di nuovo verso il basso, verso il buco.
Stringo la presa per non lascialo scappare via. Capisco che non posso essere cosi egoista come vorrei nel coccolarlo ancora, e così lo sollevo immediatamente verso l'alto, verso l'uscita dell'imboccatura e lo lascio andare.
Il piccolino rimane accecato dalla luce del sole che non vedeva da due interminabili giorni e rimane per un attimo disorientato.
Poi si rende conto di essere veramente libero e scappa via, chamando la mamma con un miagolio forte e lacerato che mai avevo ascoltato nella mia vita.
Non ho visto esattamente dove si dirigeva perche ero ancora dentro il buco.
Sono uscito piu presto che ho potuto, ma il suo miagolio è svanito velocemente mentre si allontanava da quell'inferno.

giovedì 30 luglio 2015


Dove vanno a morire
le promesse d'amore?
In quale luogo vanno a finire 
i teneri baci di amanti
dati con gli occhi ricolmi di passione?
Dove svaniscono
i silenzi di abbracci interminabili
suggello di vacue promesse?
Forse volano via,
come fossero sostanza
che cade naturalmente
verso l'alto,
risucchiate dal vuoto dell'universo,
verso un dignitoso silenzio,
oltre questo inutile mare di parole.

lunedì 20 luglio 2015

Si scioglie nel tempo
il nostro tempo passato
come un pugno di zucchero 
nel mare salato.
Fissare la felicità,
come il pittore fa con la tela,
non c'è concesso.
La nostra umanità
è una fiamma che arde nel vento
e la brezza la fa vacillare.
Ci può spingere così in alto,
oppure lasciarci vagabondare
nei labirinti più reconditi
delle nostre debolezze.

lunedì 13 luglio 2015

Quanta strada ho lasciato dietro di me,
eppure più chiudo gli occhi e piu ti vedo,
se mi copro le orecchie sento la tua voce.
Non esiste abbastanza tempo 
per poterti dimenticare,
ma continuo a camminare
sulla riva interminabile 
di questo mare.
Se potessi parlare
alla stessa persona
che aveva intrapreso con me
parte di questo cammino
vorrei dirle
che ciò che più mi manca
è la sua amicizia.

giovedì 23 aprile 2015

Eravamo due esseri unici,
provenienti da mondi
sconosciuti a questa Terra,
e su questa terra ci siamo ritrovati.
Di quell'abbraccio interminabile
 le mie mani tremanti di emozione
avranno sempre memoria,
così come ogni parte di me
sa di esserti appartenuta.
Ma da quando decisa hai ripreso altro cammino
vive in me, inestirpabile,
il seme del dolore,
nelle profondità più recondite del mio essere,
là dove nulla era mai giunto prima.
Là, dove le lacrime non possono arrivare
a lavare via il dolore.


martedì 10 febbraio 2015

Galleggiavo ignaro,
sulla mia scialuppa di salvataggio,
quando ti incontrai.
Cozzasti dolcemente contro il mio scafo 
e mi risvegliasti dal mio torpore.
La tua zattera era così piccola e fragile
che pareva un francobollo a pelo d'acqua
e così ti presi subito a bordo
per condividere insieme una speranza di salvezza.
Vorrei non averti conosciuta...
...ma ti conosco...

sabato 31 gennaio 2015

Toccai il cielo quella volta,
che per la prima volta,
naufragai nei tuoi occhi.
Di me il tempo si fece beffa,
 perché da fanciullo ti conobbi
ma solo da uomo ti amai.
  E ti riscoprii così immensa 
che nessun uomo vivrà abbastanza
per poterti ritrovare
 negli occhi di un'altra donna.

mercoledì 14 gennaio 2015

 Ti ho vista svanire
come polline accarezzato
dal soffio di un respiro
mentre avevo ancora negli occhi 
la tua immagine riflessa.
Il tuo ricordo greve
e il vuoto che hai lasciato
impregnano la mia anima
che non riesco più a sostenere,
come peso morto,
che non sapevo di possedere
prima di perdere te.